Mi viene in mente una frase di Picasso: “Vorrei dipingere come un bambino ma non ci riesco”.
Io vorrei sintetizzare la forma, eliminare tutti gli elementi che la fanno apparire vera, ma con fatica riesco a confonderla nella dissolvenza dei colori; quei colori con i quali ho un rapporto forte, tangibile, quasi fisico e caratteriale, un sentimento che vivo giorno dopo giorno, forse perché sono nato e cresciuto nella terra della luce vera, dove ogni cromatismo riflette l’essenza pura del colore.
Vivo l’intensità della luce, il tepore delle ombre e l’armonia della sera come accordi di colore che vibrano, si muovono, dialogano con me turbando i miei sentimenti e facendo nascere l’espressione fatta di astrazione e realtà.
In un discorso agli studenti dell’Accademia di Brera, anni 50, Giacomo Manzù disse: “Non temete la natura. Quando guardate la natura, anche quando la imitate, voi potete creare delle opere nuove, perché il risultato non è ciò che è esteriore, ma ciò che c’è dentro di voi”.
La realtà delle cose non è soltanto apparenza, il bello non è solo esteriore. Mettersi in relazione con qualcosa o con qualcuno significa porsi oltre il visibile e percepire l’attimo dell’inconscio.
La modella che sta in posa non è solo un soggetto da ritrarre, nel suo essere c’è il riflesso dei suoi sentimenti. Studiare i suoi atteggiamenti, leggere il suo animo, ascoltare i suoi silenzi sono la componente costruttiva dell’espressione artistica. Il risultato, quindi, non è ciò che è esteriore.
Vero è, come dice Argan, che non è arte se non è espressa in termini di <nuovo>, senza rielaborazioni o imitazioni, ma è anche vero che l’espressione artistica è la manifestazione di uno stato d’animo, del sentimento provato in un preciso momento. Non ci si deve sforzare di fare del nuovo, il nuovo non deve essere necessariamente una ricerca, quello che più conta è provocare emozione e fissare nell’interiorità dell’osservatore il messaggio che si vuole trasmettere.
La mia espressione artistica, per certi aspetti, è legata ad alcuni fenomeni che accompagnano l’esistenza dell’uomo nella vita: L’infinito e il movimento.
Sinonimo di infinito è il colore blu, che predomina nei miei lavori. Esso è immaginazione, interpretazione, ovvero ricerca dei nostri perché al cospetto dell’immensità. Lo paragono al blu intenso della notte: <Se alziamo gli occhi ad osservare l’infinito non vediamo altro che stelle, alla nostra vista è negata la presenza di altri corpi celesti contenuti nel limite di spazio esplorato dall’uomo, possiamo immaginarne la posizione oppure osservarli con l’aiuto di strumenti astronomici che, pur essendo complessi, risultano rudimentali al cospetto dell’immensità dell’universo. Infatti, oltre questo grande ma piccolo spazio conosciuto non sappiamo cos’altro c’è. L’uomo, posto dinanzi ad un fenomeno molto più complesso di quanto la sua mente possa comprendere, è indotto ad immaginare fino al punto di scuotere in lui la fantasia>.
La presenza del blu costituisce elemento di interpretazione. Il compito di immaginare quale realtà si cela al di là di ciò che nei miei dipinti appare non definito lo lascio interpretare al fruitore.
Il movimento è dato dalla sensazione del vento, straordinario fenomeno capace di fare percepire suoni e parole, di sublimare il pensiero oltre ogni sguardo, senza confini né barriere, senza forma né colore. Esso mi coinvolge al punto tale da chiedermi: Chi è questo fantasma che avvolge il nostro globo?
Vaga in superficie, a volte impetuoso, violento e ribelle, a volte sfiora e accarezza ogni cosa offrendo il suo amore per la vita; sviscera tra le molecole intriganti delle nuvole componendo colori e immagini condizionando ogni pensiero e trascinando con se ricordi evanescenti. Mi rattrista, mi entusiasma, mi scompone e mi suggestiona, miscela con toni caldi o freddi tinte accese o spente.
Sensazioni virtuali di immagini reali che lasciano l’irrequieto astratto del presente, i ricordi del passato e l’ignoto del futuro.