Oriana Tabacco

Francesco Iacono inizia il suo percorso negli anni settanta. I colori entrano nella superficie plasmati con vigore dalle sue stesse mani, è pittura che acquisisce plasticità. E’ forte l’urgenza di plasmare la superficie, di modellare la visione restituendo la sua realtà con forza e dinamismo. Nelle sue opere non vi è rassegnazione ma possibilità di riscatto, offre una visione possibile, l’apertura a mondi nuovi a culture lontane. Sono gli anni in cui affronta i temi caldi della migrazione e delle guerre oltre mare. Guarda, da autore siciliano, la cultura oltre confine e si affaccia al suo mare, quello dello Stretto di Sicilia, sentendo forte il territorio come luogo di approdo, di stratificazione di memoria e mai con retorica. E’ territorio di speranza ma anche di morte e dolore. I suoi soggetti sono donne e bambini, loro sono centro viscerale, sono centro primigenio da dove tutto ha un inizio o una svolta, donne che si muovono sinuose, che danzano le onde del tempo e si muovono leggere ma con forza e tenacia, donne che scandiscono un tempo e che guardano ad un orizzonte possibile, spesso ritratte di spalle. Tra loro, a volte, furtivamente uno sguardo di bambino emerge sfondando la scena, quello sguardo arriva forte e diretto come a volere chiedere qualcosa, come ad indagare un irreale che si fa vivo.

Nell’ultimo decennio la pittura di Iacono si fa sempre più minimalista, il colore è teso, non è materico, non è plastico. I paesaggi sempre più eterei, avvolti da una luce fredda delle prime ore del mattino, luce che si frammista con la luce calda al tramonto, è una luce antica quasi irreale, è la luce del sud, la luce della Magna Grecia, la luce della memoria e della storia. La figura umana adesso per Iacono quasi sparisce, si avverte una presenza che non è presente. I suoi paesaggi, i suoi “orizzonti” come preferisce definirli, sono luoghi del pensiero, luoghi dell’ascolto fatti di suoni leggeri, dove puoi sentire il vento tra le colline iblee e annusare gli odori tersi della brezza marina. C’è una visione “altra”, un punto di vista nuovo da dove ripartire. In volo, forse, tutto diventa più chiaro, tutto diventa tangibile, tutto diventa possibile.

Oriana Tabacco