l’artista
Francesco Iacono (Vittoria, 1956) è pittore, scultore e poeta. Realizza la prima mostra personale nel 1980 al Palazzo della Provincia di Ragusa. Nel 1994 partecipa alla 2a edizione del “Festival Internazionale della pittura contemporanea” di Sanremo, dove viene premiato con medaglia d’argento; nel 1996, alla 4a edizione della stessa manifestazione (alla quale è invitato come ospite d’onore), gli viene assegnata la medaglia d’oro del premio della critica “Cesare Orvieto”. Nel 1997 partecipa al concorso di pittura e scultura bandito dalla Provincia Regionale di Ragusa, in cui si classifica primo per la sezione pittura: assieme a Nunzio Di Pasquale (classificato primo tra gli scultori) rappresenta gli artisti della provincia iblea al 12o Salone Internazionale d’Arte nell’Abbazia di Saint-Arnoul a Crepy-en-Valois, nel dipartimento dell’Oise in Francia. Nel 1999 espone al museo “Arkansas Art Center” di Little Rock (USA), città che gli conferisce la cittadinanza onoraria. Nel 2000 realizza una personale alla “Casa del Pellegrino” a Vittoria, e nel 2002 un’antologica a Palazzo Spadaro a Scicli. È stato presente alle fiere d’arte contemporanea di Bari, Jesolo, Padova, Palermo, Parma, Vicenza e Vittoria, presentato dalle gallerie “Potti Arte” di Castelvetrano (Trapani), “Zodiaco” di Licata (Agrigento), “Li.Art” di Palermo e “Cinquantasei” di Bologna. Ha inoltre esposto in collettive e concorsi ad Avellino, Firenze, Napoli, Roma, Sassari, Torino.
«Ombre e…», personale di Francesco Iacono al Teatro Comunale di Vittoria e alla galleria “Zodiaco” di Licata
Vittoria. Il Teatro Comunale “Vittoria Colonna” di Vittoria (dal 24 maggio all’8 giugno) e la galleria “Zodiaco” di Licata (dal 5 al 13 luglio) hanno ospitato «Ombre e…», mostra personale in cui Francesco Iacono ha esposto per la prima volta l’ultima produzione, che si presenta come evoluzione della precedente per una nuova concezione della rappresentazione del movimento e del dinamismo. Artista che ha fatto della propria straordinaria capacità di rendere il movimento con leggiadria e forza nel contempo il Leitmotiv della propria ricerca e uno stile inconfondibile e autografo, Iacono nei pastelli rende l’“immagine” del movimento con una soluzione nuova: non più soltanto con la tensione muscolare o gli svolazzi delle vesti dei soggetti raffigurati, ma anche per mezzo della rappresentazione di diafane, evanescenti “copie” che affiancano il soggetto principale dell’opera, configurandosi come sue “ombre” o “cloni figurali”. Taluni soggetti sono (imprevedibilmente e inusitatamente per la produzione dell’artista) addirittura statici, ma ciononostante suggeriscono l’idea del movimento e del dinamismo proprio nell’accostamento con le figure “immateriali” interpretabili come materializzazioni dell’ombra del soggetto stesso o come sue dematerializzazioni: l’azione cinetica si esplica nel processo dinamico di costruzione/decostruzione, di creazione/annichilimento. Dal nulla all’essere, dall’essere all’assenza le figure si “evolvono” nell’inamovibile fissità, determinando un effetto di spiazzamento nell’osservatore, che scopre nell’artista una nuova via di ricerca espressiva, in un’involontaria quanto efficace retorica della rappresentazione.
La nuova ricerca ha determinato in Iacono, la cui arte è stata sempre connotata dagli stilemi e dall’intensità espressiva di un neo-espressionismo di matrice fauve e munchiana, uno sconfinamento in territorî da lui sinora inesplorati: il nuovo stile, meno aggressivo e dunque meno consono alla “violenza” linguistica espressionista, si apre ora ad altre possibilità di recupero storico, come nell’opera «Baci», di gusto surrealista sia per l’onirismo compositivo dell’impianto e l’evanescenza da sogno del soggetto, sia per l’inevitabile accostamento alle labbra-sofà de «Il volto di Mae West» di Dalì e a «A l’heure de l’observatoire – Les Amoureux» di Man Ray.
Rispetto alla precedente produzione si riduce la policromia nell’essenzialità di un numero limitatissimo di colori, pur tuttavia amplificando intensità ed espressività: sostanzialmente sono il rosso (il colore della vita) e il blu (la profondità dell’infinito) a dominare la nuova produzione, con il fondamentale apporto di una luminosità intensissima, in particolare in opere come «La foglia rossa», particolarmente significativa e rappresentativa, non a caso riprodotta nell’affiche e sulla cover del catalogo.
La dialettica “materia/immateriale” (e, per estensione, “materia/spirito”) pone uno stretto e indissolubile legame tra i pastelli e le sculture, quest’ultime reali, ponderabili materializzazioni delle “ombre” dei primi. Un rapporto con la scultura che si ripresenta in «Sculture nello spazio (… a Nunzio)», omaggio a Nunzio Di Pasquale, il fraterno amico e collega recentemente scomparso.
Giorgio G. Guastella