Agnese Maugeri

CulturaArteMostre – 22.03.2015

Catania – Un turbinio esplosivo di colori che liberano il messaggio racchiuso nella tela, una pittura forte, ricca di elementi artistici e sociali.

Francesco Iacono carica i suoi quadri di dinamismo e forza espressiva, il suo modo di dipingere trae ispirazione da una componente di matrice neo-espressionista che trova, però, nel stile inedito dell’artista una nuova rinascita.

La sua tecnica pittorica si potrebbe definire “digitale” ma bisogna privare il termine dall’odierno significato tecnologico, infatti non riguarda i supporti elettronici, restituendogli la valenza originale derivante dal latino “digitus” dito, cioè delle dita. Infatti Francesco Iacono plasma le sue tele con vigore non usando pennelli ma le sue stesse dita, i colori passano direttamente dal tubetto al dipinto attraverso l’attento utilizzo delle sue mani.

Un’esigenza che produce dei quadri dove la pittura acquisisce plasticità, l’artista ha urgenza di modellare una visione che renda all’osservatore una realtà vera e in costante evoluzione, offrendo una differente prospettiva aperta a nuovi mondi e culture lontane.

Nella mostra “Antologia 1996-2014” di Francesco Iacono, visitabile presso Casale Borghese via Federico II di Svevia, 6 San Gregorio (CT) è possibile mirare una grande varietà di dipinti dell’artista vittoriese.

Il suo percorso artistico inizia negli anni settanta e da subito raffigura temi importante come le guerre oltre mare, in Somalia, nei Balcani, soffermandosi sul concetto di sofferenza, di crisi civile, le tragedie del mondo vengono espresse dal suo segno forte e incisivo dove i colori sono usati magistralmente per delineare queste atrocità, secondo un effetto di chiaro scuri. Un uso simbolico che determina la scelta di adoperare tinte fredde e cupe per gli sfondi in contrasto con quelle calde e vivide dei personaggi in primo piano, quasi sempre donne e bambini. Questa contrapposizione rispecchia il pensiero di Iacono, la continua lotta fra il bene e il male che si evince nei suoi dipinti nella differenza tra il pensiero positivo della vita, nelle figure ritratte, contro l’orrore del mondo che le circonda.

Si trovano molte donne nei quadri di Iacono, che guardano verso un orizzonte lontano di speranze, che pregano, danzano, si muovono leggere dentro uno spazio temporale in costante mutamento, quasi sempre vengono ritratte di spalle e appartengono ai popoli che si affacciano nel suo mare, quel luogo familiare crocevia di culture e popoli, punto d’approdo di speranze, memorie ma spesso anche di morte e dolore.

La produzione di Iacono negli anni è continuata con scelte espressive sempre estreme, negli anni novanta la sua attenzione si è soffermata sui kamikaze con opere che scandiscono il grave momento destabilizzante che il mondo sta vivendo, sono giochi di luce e ombre proiezioni di ciò che resta della nostra esistenza.

Nell’ultimo decennio la pittura dell’artista si fa sempre più minimalista, entra in scena il blu come colore predominante, il senso che questa tinta esprime è d’infinito e movimento, si passa dalle tinte scure del cielo di notte, a quelle plumbee del mare, o ancora chiare del mattino e delle onde. Il vento è l’elemento impercettibile che si impossessa delle scene, accarezza e muta rendendo le immagini simili a ricordi evanescenti impressi nella memoria, fotogrammi fatti di paesaggi eterei così come la luce di prima mattina, o caldi come un tramonto. Sono luoghi della mente dove scorgere scie di aerei in cielo che richiamano voli e pensieri lontani, udire il suono del vento tra le colline e sentire i profumi e gli odori intensi della terra e del mare.

L’espressionismo di Iacono è riconducibile a molti illustri maestri, si può ritrovare un omaggio a Monet nell’esplosione cromatica dei suoi melograni, simili alle ninfee dell’artista francese. Notevole anche il palese accostamento che l’artista siciliano ha voluto fare nel quadro “Il grido” a Munch e al suo celebre dipinto “L’urlo”. La differenza tra i due è il movente, “L’urlo” è generato da un senso estremo di disagio interiore e di bisogno di sfogarlo, “Il grido”, invece, è originato dalla non accettazione delle tragedie del mondo che dirompe contro l’umanità indifferente.

Da siciliano Iacono ha voluto citare nella sua produzione anche un altro illustre artista conterraneo Guttuso con “Vucciria al risveglio”; traendo spunto dal quadro del grande maestro, ha realizzato un’opera altamente neorealista.

I quadri dell’artista sono intrisi di un forte cromatismo, un rapporto quello di Iacono con i colori tangibile, estremo quasi fisico, forse condizionato dal fatto che vive nella terra dei colori dove la luce sprigiona, in ogni momento del giorno, tutta la naturalezza delle sue tinte che creano una costante lotta tra astrazione e realtà, dualità percepita dall’occhio attento dell’artista e immortalata poi nelle sue tele.